venerdì 20 aprile 2012

Lo. Li. Ta.

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.»
Tematica insolita. Difficile. Eppure affrontata con un incipit tanto assurdo quanto costruito su basi logiche. Un titolo, un protagonista, una Lolita, che si lasciano giudicare, osservare; ti trasportano nel loro mondo, nei loro tempi, nei loro modi di fare. Scene leziose, accennate, morbose, e poi... Un significato, non facile da cogliere.
Mi inoltrai circa due anni fa in questa lettura insolita, alla ricerca di un classico, alla ricerca di una risposta alla mia domanda: Lolita fa parlare per il suo argomento ostico, o ancora oggi lo si legge spinti da più di una mera curiosità e dal chiacchiericcio smosso?
Ebbene, lo inizio e rimango coinvolta dalla voce narrante del professor Humbert Humbert. Cerco di psicoanalizzare ciò che descrive essere una sua inevitabile ossessione. A caldo, lo definisco un "intellettuale". Insomma, lo isolo dalla categoria dei pervertiti sudici e ignoranti, per situarlo nella linea di persone machiavelliche, che fanno della loro mente l'arma necessaria per passare indisturbate tra la folla, creandosi un alibi perfetto e agghiacciante sulla loro natura fallata.
Dunque, ti inoltri nelle vicende del protagonista senza storcere il naso (miracolosamente!) e giungi alla fatidica occasione in cui ha avuto modo di fare la conoscenza con Dolores, la fatidica Lolita, fuoco dei suoi lombi. La sua ossessione. Continui a leggere l'intreccio di situazioni rocambolesche che lo portano a scappar via con lei, alla sua attrazione fatale accentuata dal comportamento viziato e libidinoso della giovane, e quasi entri nella sua ottica. Non lo accetti, e ti rendi conto che qualcosa non va, ma ne sei trasportato con curiosità e analizzi la sua situazione in cui si sente schiavo di questa istintiva passione.
E' una corsa contro il tempo, contro la dispettosa Lolita, che cresce e diventa ingestibile. Nel frattempo che l'adolescenza la rende irrequieta e le difficoltà di Humbert aumentano, lui ci intrattiene nei discorsi della sua vita quotidiana, delle vicende raccontate dal suo occhio acuto, eppure... Ci sfugge qualcosa. Siamo così invischiati nella vita di quest'uomo, che ci sembra che lui ci spiani la strada per la verità. E invece no. Sotto le sue sontuose parole, i suoi ragionamenti furbi, e i suoi modi appassionati, si nasconde la chiave di lettura oggettiva di questo suo legame con una piccola dodicenne (successivamente tredicenne, quattordicenne... e così via.).
Dolores Haze è una ragazzina. Una ragazzina vivace, un po irruenta, ma pur sempre una ragazzina. L'assenza di una figura paterna nella sua vita, ha evidentemente portato ad una confusione nelle sue personali esigenze di rapporto con il suo patrigno. La madre - un personaggio di passaggio - l'ha senz'altro tirata su come meglio poteva, concedendole capricci ed ereditandole anche una buona dose di noncuranza e frivolezza, visibili nella loro indole. La ragazzina rimane dunque orfana in men che non si dica, e l'unica persona a cui appoggiarsi e quel suo patrigno che le si propone in maniera fisica. Accetta. Così come ha accettato l'incontro ravvicinato nella foresta, così come si è trovata a sperimentare e a giocare a fare l'adulta con altri suoi coetanei. Qualcosa di spezzato in lei c'era già, prima ancora di conoscere Humbert. Ma lui non è certo stato il suo rimedio. Un fiore a cui cade un petalo, è un fiore ormai sfregiato. Non cambia nulla se lo privi anche dei suoi altri? Così, Humbert continua ad alimentare i suoi desideri, e il brio delle sue giornate appagate, spezzando l'uno dopo l'altro tutti i petali di quel fiore. Ma questi giorni sono destinati a terminare. Si prevedeva ciò sin dall'inizio. Dolores è cresciuta in fretta, è una ragazza sveglia ormai, era solo questione di tempo prima che si allontanasse dal suo vecchio.

Lolita di Vladimir Nabokov, è un romanzo pubblicato nel 1955. Per i suoi contenuti scabrosi che trattano di pedofilia ha fatto molto parlare di sé, facendo rientrare nell'uso corrente la parola "lolita", definizione che sta ad indicare una ragazzina audace che suscita desideri sessuali negli adulti. Ovviamente, ad una lettura maggiormente approfondita dell'opera, si possono cogliere sfumature ben diverse e una realtà complessa da poter spiegare in modo così superficiale. La vera anima di Lolita è nelle parole non espresse - se non appena accennate verso le ultime pagine del libro - di una ragazza sofferente, soggiogata alle regole di un uomo adulto. Le lacrime di Dolores la sera, il suo sguardo vacuo... questi attimi, queste piccolezze, saranno oscurate dalla psiche del protagonista, che le ammetterà solo giunto alla fine. In una fine dove Dolores non è più sua, ma forse nell'animo non lo è mai stata, ed è evidente più che mai negli ultimi anni di vita della giovane. Una vita come avrebbe sempre voluto che fosse... La vita della piccola e grande Lola.

3 commenti:

  1. Lolita è uno dei libri più controversi che abbia mai letto! A ricordarlo, certi momenti lo amo, altri lo odio, credo che dipenda dalla predisposizione dell'animo nell'accettare o meno i personaggi, fortissimi e delineati in ogni aspetti, pregi e difetti.
    Comunque si deve leggere, assolutamente.

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    1. Mi trovi d'accordo. Non è una lettura che lascia indifferenti, i personaggi sono di forte impatto, si lasciano giudicare e fanno discutere.
      L'ho amato maggiormente nelle ultime pagine, quelle in cui si delinea una figura di Lolita diversa da quella a cui ci aveva abituato Humbert. :)

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    2. eh, alla fine anche lolita era imprigionata da Humbert che voleva vederla in un certo modo! Si sono liberati entrambi, solo che Humbert non voleva che accadesse ^^"

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